Fase 2: E’ ora di usare Digital Arianna

Comunicato stampa UniUrb del 18 maggio 2020

L’attesa di altre app espone a rischi gravi e inutili – Conferenza stampa mercoledì

Esiste un’app, chiamata Digital Arianna, diAry, che offre ai cittadini un ausilio personale, anonimo e discreto, per avere consapevolezza e memoria delle proprie azioni nella fase post-lockdown. Oggi, come non mai, l’interesse collettivo dipende dalle azioni di ciascuno di noi. Digital Arianna è un’applicazione da tenere sempre accesa, perchè usa con parsimonia batteria e memoria per raccogliere il numero minimo di dati necessari a ricordare all’utente gli spostamenti degli ultimi 30 giorni, permettendogli di annotare qualsiasi circostanza che ritenga rilevante ai fini del contenimento epidemico e di essere avvisato in caso di esposizione a rischi di contagio noti all’autorità sanitaria. I dati sono sempre sullo smartphone dell’utente, non sono collegati in alcun modo ad altri dati presenti sul dispositivo e non vengono mai trasmessi a terzi. Se mai un utente dovesse risultare positivo al virus, potrebbe usare i dati raccolti da diAry per collaborare con le autorità sanitarie. Ogni utente può consultare i propri dati in qualsiasi momento e incrociarli con le informazioni diffuse dalle autorità sanitarie, avendo tutto sempre ed esclusivamente sotto il proprio controllo.

Perchè proprio ora

I dati che non raccogliamo oggi sono persi per sempre. Iniziare la fase 2 senza un’applicazione che ci aiuti a conservare memoria dei nostri spostamenti ci espone a rischi inutili e gravi. Senza strumenti digitali adeguati in mano ai cittadini, ogni nuovo focolaio tarderà ad essere identificato e le persone coinvolte tarderanno ad essere informate, lasciando tempo alla diffusione del contagio e favorendo l’innalzamento del famigerato R0. 

La consapevolezza puntuale dei nostri spostamenti tutela noi e gli altri — dice Alessandro bogliolo, responsabile del progetto Digital Arianna — Avendo a disposizione un ausilio alla memoria, non c’è alcun motivo per non usarlo, ed è questo il momento per farlo. Perdere memoria degli spostamenti proprio nei primi giorni dopo il lockdown sarebbe una ingenuità inaccettabile.”

Perché proprio diAry

Perché è già disponibile in beta, perché è un progetto open source, perché rispetta la privacy dando agli utenti pieno controllo dei propri dati. L’applicazione offre inoltre alle autorità sanitarie un meccanismo innovativo, chiamato “call to action”, che permette loro di informare selettivamente le persone che sono state esposte ad alto rischio di contagio, pur senza venire mai in possesso dei loro dati. Questo avviene diramando degli alert con informazioni geografiche e temporali. L’applicazione diAry, ricevendo questi alert, li confronta con le tracce che ha raccolto localmente e li presenta all’utente solo se sono di suo reale interesse. Questo meccanismo è straordinariamente versatile, perchè permette di informare in tempo reale chi si sia trovato in un luogo identificato come focolaio, o più semplicemente di inviare ai cittadini informazioni la cui rilevanza dipende dai luoghi che hanno visitato e dal momento in cui lo hanno fatto. Con lo stesso meccanismo le autorità locali potrebbero invitare cittadini e visitatori di una regione, di una città o di un quartiere a partecipare spontaneamente a screening e sondaggi, o mandare alert a tutti i partecipanti ad un evento pubblico o a tutti gli avventori che hanno frequentato un locale in un determinato orario, senza dover sapere chi siano.

Immuni e il contact tracing di Google e Apple  

Quando anche l’app Immuni sarà disponibile, varrà senz’altro la pena di usarla, ma anche allora diAry non smetterà di essere utile, perché offre funzionalità complementari. Immuni userà esclusivamente il protocollo Bluetooth elaborato da Google e Apple per tracciare i contatti tra i cellulari, e quindi non servirà a controllare contagi indiretti o ambientali, quelli cioè legati alla persistenza e alla concentrazione del virus nell’aria o sulle superfici. L’app diAry, per contro, non rileva la prossimità di altri dispositivi. L’integrazione di queste due informazioni è preziosa.

Abbiamo sempre sostenuto che debbano essere usate in modo integrato tecnologie complementari, localizzazione e Bluetooth, — continua Alessandro Bogliolo — che hanno limiti e potenzialità che si compensano. Noi abbiamo investito prima di tutto sulla localizzazione per fare leva sulla responsabilità individuale, ma con l’intenzione di adottare un approccio integrato. Quando il governo ha scelto Immuni e optato per il Bluetooth, abbiamo deciso di non integrarlo in diAry, per attendere di interfacciarci ad Immuni, quando sarà disponibile.

Il progetto open source

Digital Arianna è un’applicazione open source, sviluppata in Italia, per il contenimento del contagio da COVID-19. È un progetto che l’Università di Urbino ha intrapreso in febbraio con il supporto tecnico dello spinoff DIGIT srl. Dal 19 marzo ogni scelta progettuale è stata discussa e documentata pubblicamente sul sito ufficiale https://covid19app.uniurb.it/; dal 23 marzo l’applicazione è stata affidata a 250 beta tester volontari e dal 16 aprile l’applicazione è disponibile in versione beta sugli store Android e iOS. Dal 22 aprile è possibile incontrare online gli sviluppatori tutti i mercoledì alle 17:30.

La conferenza stampa

Mercoledì 20 maggio, alle 17:30, il prof. Alessandro Bogliolo e gli sviluppatori di Digital Arianna saranno a disposizione del pubblico e della stampa per fornire tutte le informazioni sul progetto e dare indicazioni operative per l’utilizzo ottimale dell’app. 

Sarà possibile accedere senza prenotazione, dalle 17:15 in poi, all’indirizzo https://bit.ly/diAry-Open-Meetings-Room

Il pubblico e la stampa sono invitati a patrecipare.

Indirizzi utili

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